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Biglietti vincenti per riciclare i soldi del clan: “100mila euro in più per quello del Superenalotto”

Il boss Cesare Pagano avrebbe tentato di comprare un biglietto vincente pagandolo 100mila euro in più, in modo da avere denaro da poter giustificare in caso di indagini.
A cura di Nico Falco
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Avere vagonate di contanti, provenienti da droga ed estorsioni, e non poterli spendere perché, ufficialmente, quei soldi non esistono. Non poterci acquistare case, automobili, niente di valore. Un bel problema con cui i criminali devono far da sempre i conti e per il quale sono alla continua ricerca di soluzioni. Il clan Amato-Pagano, così come altre cosche, aveva pensato alle scommesse: acquistare i biglietti vincenti. Ed era disposto a spendere anche più di quello che avrebbe incassato, pur di ottenere soldi "puliti". A raccontare un episodio in particolare è il collaboratore di giustizia Salvatore Roselli, a queste dichiarazioni si fa riferimento nell'ordinanza da 53 arresti eseguita contro gli "Scissionisti" il 17 dicembre.

Il biglietto del Superenalotto da un milione di euro

Secondo il collaboratore di giustizia sarebbe stato direttamente Cesare Pagano, fondatore del clan insieme a Raffaele Amato, a "puntare" un biglietto vincente del Superenalotto. Il clan aveva individuato una donna che riteneva avesse vinto un milione di euro e le aveva offerto centomila euro oltre al valore della vincita in cambio della ricevuta. La compravendita, però, saltò: secondo il pentito, infatti, la donna negò di avere vinto e, di conseguenza, non cedette il biglietto.

Il riciclaggio per "sbloccare" i fondi del clan

Pagare un milione e centomila euro per averne un milione può sembrare un affare in perdita, ma nella realtà si tratta di tutt'altro: con questo stratagemma il clan, rimettendoci "solo" centomila euro, avrebbe avuto a disposizione ben un milione di euro di cui avrebbe potuto giustificare la provenienza e, quindi, da utilizzare e tenere al riparo da eventuali sequestri.

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